mercoledì 21 gennaio 2015

Il Porto

Mi sono fermata su di un porto un tempo, dove il soffio del vento, dolcemente portava i profumi di quella zona e io ne ho amato il sapore per lunghi anni.  L’acqua marina si mostrava illuminata, su di un lento movimento di onde colpite come da un fascio di luce di un faro. Ho passato notti lunghe ai piedi del porto: parlavo alle sue mura, scrivevo su pezzi di carta fissa nella sedia del mare. Sentivo il vento sulla mia pelle e io facevo l’amore con i suoi canti. Percepivo i fremiti e il dolore e sorridevo da lontano dentro lacrime nere di solitudine. Urlavo spesso, sottovoce, e  Il freddo della notte gelava il mio corpo inerme, mentre dentro di me scorreva il sangue caldo di una passione ramata di follia, e cercavo invano di riscaldarmi con le poche stelle dalla luce fioca rimaste a guardarmi, immobili e lontane.  Ero sola, in quel porto dove anche solo per un attimo la vita sembrava perdere peso e avvolgersi di magia con contorni di incomprensibili emozioni. E io mi chiusi nel silenzio bussando, ogni tanto, alla porta del faro . Ogni sera nel palmo della mano la speranza, inutile, mi trascinava sugli abissi di quel mare nero e io aspettavo la nave per salire ma non passò mai per quell'orizzonte. Rimasi lo stesso fedele  alle mie emozioni , sedendo ogni sera all'alba di un tramonto che non si tinse mai di colore,  sulla  riva sbagliata e sullo di sfondo di un porto eminente che non scavò mai le mura della roccaforte del cuore.  Il mare mi faceva paura, e io non avevo altro che il rifugio di quel posto tanto conosciuto.  Il tempo  poi , allontanò da me la via di navigazione tanto mirata e così salii su di una zattera spartana, e un po’ rovinata,  tra brandelli di legno sparsi un po’ ovunque di là e di qua. Partii.  Non avevo cibo ne acqua, nessun segno di vita attorno a me ma poi, all'improvviso e in lontananza, per un breve istante,  il porto sospirò. Dietro di me alla fine, il suo respiro si sparse al vento e come brezza , fu per me, linfa per i giorni avvenire.
Ricordo come un saluto la vibrazione, che io misi, poi,  nel bagaglio e suonava così:  
 “ogni tanto, però, riemergono pensieri e attimi che,come vecchi amici, ci riconducono a quello che siamo stati.  A noi la scelta e la capacità di fare tesoro di tutto questo.”


Rimasi a riflettere sulle onde di un nuovo mare , mentre la zattera si allontanava lasciandomi alle spalle quello che  fu Porto sicuro e Amico.

Vale


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