martedì 2 gennaio 2018

La finestra

Qualche volta mi capita di ripensare alla mia infanzia dove passavo notti ad osservare il cielo da quel posto che per me è stato scudo protettore per molti lunghi anni ovvero la finestra di camera mia, nella mia vecchia casa. Ancora oggi mi capita di ricordare quel piccolo spazio quadrato con nostalgia e profonde emozioni che nessuno sa e che restano impresse come tatuaggi nella pelle del cuore. Ho passato tanti bei momenti nella mia solitudine mentre il mondo fuori festeggiava il nulla dei giorni con estrema convinzione di avere tra le mani la felicità e la spensieratezza di quegli anni giovani. Eppure nonostante la normalità di questo avendo quei 14 anni nudi e malleabili io continuavo a chiedermi perché al suono roboante di una discoteca preferivo il silenzio di una natura che in realtà suonava brani inediti con il cinguettio degli uccelli del giorno, del soffio delle nuvole, del fruscio del vento tra gli aberi, del tichettio delle stelle nel buio più cupo del cielo, e di quel bellissimo ed eccezionale momento in cui il temporale arrivava nelle sere d'estate portando con sè il taglio netto dei tuoni e dei rombi del cielo che sembrava in procinto di piangere. E allora in quei momenti mi sentivo diversa perché in lontanza tutti chiudevano le finestre ed io non aspettavo che quel momento per aprirle e per farmi travolgere da quel pianto che pareva portare con sé tutta la forza della terra e  così piena di emozione che sentivo esplodere la vita come un brivido lungo le braccia,il collo e la schiena. E poi, in quel profumo d'estate io mi perdevo. E ancora mi domandavo perché non ero nel negozio di cui tutti parlavano dove vendevano l'ultimo Chanel che pareva essere importante per certificare il sesso che portavo. Io preferivo l'odore della pioggia caduta che sapeva di vero. A volte ho odiato la mia sensibilità perché non riuscivo a fare tutto quello che facevano le mie coetanee con la loro voglia di parlare con tutti.  Io restavo in silenzio e mi piaceva ascoltare. Non parlavo tanto. Scrivevo. Ho 2 libri di pagine pieni di pensieri,frasi mischiate e confuse,sensazioni che non sapevo come fermare nel tempo e allora la penna mi aiutava a fissare nella carta,insieme alla musica, grande patrimonio del mondo,e insieme al mondo grande patrimonio della vita. Eppure non sappiamo davvero prendercene cura: lo rovinano,lo strapazziamo e per di più lo dimentichiamo. In tanti momenti ne ascoltavo il grido soffocato di quella natura che ho avuto la fortuna di avere attorno,con quel grande campo su cui si affacciava la mia finestra, e osservavo  tutti i più piccoli particolari: dagli alberi alle stelle, sino a quel confine lontano del cielo e ne percepivo il dolore soffuso, non so di cosa o di chi ma io non mi sentivo sola grazie a quel dolore che mi faceva sentire parte di una natura che non mi avrebbe mai rifiutata o calpestata. Era forse una fragile illusione su cui puntavo tanti momenti di vita. E così ho conosciuto tante parti di me, tante emozioni uniche ed irripetibili. A quella finestra ho lasciato sogni e sorrisi giovani, anche pianti teneri di giovinezza e  d'ingenuità. E se ripenso ora a tutto questo ne sento la nostalgia perché la vita porta a perdere tante cose e l'ingenuità scompare lasciando cicatrici segrete. Il tempo porta a ricordare con tenerezza alcuni momenti di ciò che eravamo e porta a conoscere una maturità personale che si riesce a dimostrare in tanti momenti e che per paradosso non serve dimostrare a nessuno.  Come agiamo spiega chi siamo. Il tempo sa stabilizzare tante cose e queste restano a volte un ricordo. Ognuno forse  ha avuto un angolo di paradiso in cui fissare parti di sé, ognuno ha avuto modo di nutrire la parte che più cercava di farsi largo. Io ho nutrito la parte più emotiva ed oggi mi ritrovo a ringraziare quello che sono stata e che per tanto tempo ho forse detestato,  perché oggi mi ha fatto diventare la persona che sono e fiera di come ho nutrito l'amore vedendo tante persone attorno che non sanno più dove andare e divorate da cattiveria e comportamenti a volte infantili, insieme all'apata più totale. Ho imparato a gestire quello che sono,ho imparato a tenermi in una mano dopo avere attraversato oceani di istinti e oggi la mia istintività è chiusa dentro una consapevolezza che mi abbraccia e che comunque lascia spazio a tante cose ancora sconosciute. Perciò ringrazio la solitudine che mi ha insegnato a capire la compagnia ed a circondarmi di persone vere, mi ha insegnato a pesare le cose e ad incontrare quelle che non posso controllare. Ho imparato che la vita è quello che siamo e quello che ci succede non fa la differenza ma è come l' affrontiamo a farla.  E io ho scelto il sorriso e lo scegliero sempre perchè questo è quello che so fare e questa è la mia finestra verso le persone vere.

Vale