martedì 5 giugno 2018

Vecchio pensiero d'autunno: scendendo dal monte

Guardo le luci sfumare laggiù
mentre scendo dal monte,
le luci della pianura,
una leggera foschia davanti ai miei occhi
toglie l'ancora alla mia mente.
Sembra d'essere quasi a penzoloni su di una roccia,ad osservavare da lontano
un mondo grande
fatto di storie e di luci
di menti che vanno
di ninna nanne e di baci
di amore e passione 
e purtroppo, anche di dolore e di solitudine
e di quest'ultima
mascherata spesso di bugie.
E poi m' immagino la musica,
dolcissima,
che mi accarezza da quel punto alto del monte,
la ascolto mentre si intona col vento.
Immagino tante cose,
piene ma fragili come un cristallo e andrebbero tenute al riparo
ma lentamente scivolano e traboccano come acqua fuori dal vaso.

Ora gli alberi che mi coprono il panorama,
fungono da tappo,
e io mi accorgo che non sono veramente nelle rocce dei monti
ma ancora in auto mentre scendo,
e cerco di scorgere tra gli spazi dei pini le luci,
per tornare dov'ero,
dove mi sentivo esplodere,
dove anche il cuore aveva il fiatone.
Aspetto.
E finalmente le rivedo,
case vive!

Come piccole stelle in un cielo nero brillano,
il terreno di notte
appare buio, proprio come un cielo
e quelle luci non possono essere altro che stelle.
Sempre belle,
calde ma piccole
lontane ma vicine,
tanto vicine da potermi quasi abbracciare.
Io sono al sicuro mentre le osservo da qui,
quasi non appartengo più a loro
quasi dimentico di avere una casa,
quasi il mio cielo diventa un altro.
E in questo momento mi chiedo cosa possa essere questa cosa che provo
negli angoli più profondi del mio cuore.
Osservo soltanto con occhi brillanti,
questa emozione.
E il tempo sembra fermarsi.
Tempo..ingannevole,
che scorre veloce. Troppo veloce.
E di nuovo scivola via tutto in un secondo.

Le luci della pianura via via scendendo si fanno sempre più grandi,
mi sto avvicinando,
ed io capisco di stare a tornare ai miei giorni
lasciandomi alle spalle questo momento d'incanto
in una notte pienissima di cose belle,
reduce dal sole di giorno che batteva
sul canto degli usignoli,
e le vallate a sorridere
e l'autunno che imprimeva i colori del fuoco
nella pelle e nel cuore bambino.
Lassù nelle montagne mi è stato concesso di vivere.
E ora sto scendendo
tornando a sentire il rumore dei pensieri
perdendo le stelle del cielo e della terra
e avvicinandomi sempre di più
a questa luce fatta d'uomo
che adempie fedelmente al suo compito
di igannatrice benevola
promettente stelle di luce
ma che il piu delle volte rilascia la polvere
e l'amaro di qualche delusione.

Ma noi intrepidi
continueremo a viaggiare,
su nei monti
tra le dolci curve delle emozioni
guardando dall'alto le luci della pianura
sognando.

Valentina

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