Mi sono fermata su di un porto un tempo, dove il soffio del vento, dolcemente portava i profumi di quella zona e io ne ho amato il sapore per
lunghi anni. L’acqua marina si
mostrava illuminata, su di un lento movimento di onde colpite come da un fascio
di luce di un faro. Ho passato notti lunghe ai piedi del porto: parlavo alle
sue mura, scrivevo su pezzi di carta fissa nella sedia del mare. Sentivo il vento sulla mia pelle e io
facevo l’amore con i suoi canti. Percepivo i fremiti e il dolore e sorridevo da
lontano dentro lacrime nere di solitudine. Urlavo spesso, sottovoce, e Il freddo della notte gelava il mio corpo
inerme, mentre dentro di me scorreva il sangue caldo di una passione ramata di
follia, e cercavo invano di riscaldarmi con le poche stelle dalla luce fioca
rimaste a guardarmi, immobili e lontane. Ero sola, in quel porto dove anche solo per un
attimo la vita sembrava perdere peso e avvolgersi di magia con contorni di
incomprensibili emozioni. E io mi chiusi nel silenzio bussando, ogni tanto, alla
porta del faro . Ogni sera nel palmo della mano la speranza, inutile, mi
trascinava sugli abissi di quel mare nero e io aspettavo la nave per salire ma non
passò mai per quell'orizzonte. Rimasi lo stesso fedele alle mie emozioni , sedendo ogni sera
all'alba di un tramonto che non si tinse mai di colore, sulla riva sbagliata e sullo di sfondo di un porto eminente
che non scavò mai le mura della roccaforte del cuore. Il mare mi faceva paura, e io non avevo altro che il rifugio di quel posto tanto conosciuto.
Il tempo
poi , allontanò da me la via di navigazione tanto mirata e così salii
su di una zattera spartana, e un po’ rovinata,
tra brandelli di legno sparsi un po’ ovunque di là e di qua. Partii. Non avevo cibo ne acqua, nessun segno di vita
attorno a me ma poi, all'improvviso e in lontananza, per un breve istante, il porto sospirò. Dietro di me alla fine, il
suo respiro si sparse al vento e come brezza , fu per me, linfa per i giorni
avvenire.
Ricordo come un saluto la vibrazione, che io misi, poi, nel bagaglio e suonava così:
Ricordo come un saluto la vibrazione, che io misi, poi, nel bagaglio e suonava così:
“ogni tanto, però, riemergono pensieri e attimi che,come
vecchi amici, ci riconducono a quello che siamo stati. A noi la scelta e la capacità di fare tesoro
di tutto questo.”
Rimasi a riflettere sulle onde di un nuovo mare , mentre la
zattera si allontanava lasciandomi alle spalle quello che fu Porto sicuro e Amico.
Vale
Nessun commento:
Posta un commento