Sono qui tra me e me, nel reparto ospedaliero in piedi sulle mattonelle di un pavimento abituato alle impronte. Sto aspettando mia sorella in visita per il suo bambino, quello che tiene dentro alla sua pancia e che si muove senza fare rumore, che respira senza aria, quello che ascolta senza vedere e che vede senza ascoltare ed è quello che i suoi spediti battiti li fa sentire in una cornice di pensieri che da qui a qualche giorno tamburellano la testa di noi amici e parenti rimasti ad aspettare il suo prezioso arrivo.
"Fra quanto nascerai piccolo? Sembra tutto così strano sai, pensare di averti qui, di vederti con occhi veri e lucidi, di pensare alla tua vita... a dove tutto comincia. questa cosa mi manda fuori di testa, mi chiedo: ma come fanno? Come ? Tutti quegli infermieri, con i loro lunghi camici bianchi intoccabili, e dico bianchi, che svolazzano di qua e di là, con passi spediti, senza sguardi persi ne distrazioni, solo e ancora passi spediti e marcati in questo enorme pavimento di silenzio. E mi chiedo come fanno... Ad abituarsi a tutto questo. Sai, io non ci riuscirei. Dico no non ci riuscirei a vedermi passare sotto il naso tutti questi universi in miniatura. Non ne ho il coraggio ti direi, di abituarmi. Proprio no. Ti dico... Ricordo quando è nato tuo fretello 4 anni fa lo ricordo ancora bene, io prima di quel momento non sapevo cosa fosse un bambino. Si ok, li vedevi passare a manina con gli adulti o li vedevi piangere da lontano i bambini, ma non sapevo che cosa fossero. Poi è nato Tommaso... E ho capito tante cose. Ora arrivi tu e il mio bagaglio diventa più grande. Ti amo come fossi mio figlio lo sai questo...
Sai la vita scorre... furiosa... ancora prima di accorgertene e ti sentirai vecchio, un giorno. Ma non ti spaventare. Non devi avere paura... non devi avere catene... non farti prigioniero di te stesso. Vorrei tanto dirti sottovoce che l'orizzonte di fronte a te è infinito, e che tu, sei infinito. Vorrei dirti che la vita e facile e non fa domande ma in questo caso non ci credo nemmeno io. Vorrei dirti tante cose ma non sono tante, sono poche."
Ore 10.44 "sai... Mentre scrivevo queste righe, è uscita un'infermiera e mi ha chiamato dentro. Da te. Ma tu ancora sei nascosto. Sono scesa a prendere le valigie. Lo so che giochi, e ti diverti. Non avere paura. Questo potrebbe essere il tuo giorno... E le mie mani non smettono di tremare. Sono qui da sola eppure sento un mondo attorno a me, sento che tutti ti aspettano con il cuore in gola. Dio, che momenti. Mi riesce a scrivere per allentare un po di tensione... Non voglio darla a vedere, perche voglio essere forte per la tua mamma. Eppure lei è in lacrime. Dentro lo sono anche io. Oh si che lo sono. Non so dirti pero il gusto che hanno, non è dolore, non è gioia... sono e basta. Sono li, in bilico per te.
Ti stanno aspettando. Piene.
Senza riserve.
Forza."
La tua zia.