E’ abbastanza intuitivo capire perché in senso fisico, visto i sentieri del tutto naturali, dimenticati e selvaggi, che abitano i colli e che rendono poco agevoli i movimenti e la camminata. Mentre per il lato personale, parliamo di una sensazione che ho da sempre quando mi trovo immersa nel verde e ascolto i silenzi melodici ,ma sempre con un po’ di circospezione, sapendo bene che quella non è, fisicamente, la mia dimora ed io sono soltanto un ospite nella casa degli animali. Per me la sensazione non è paragonabile a nulla di terreno e sono quindi ogni volta, più emozionata che mai. Io mi sento di raccontarla così:
Il viaggio è lungo quando la
solitudine bussa alla tua porta, ed è roccioso, increspato quando i
piedi chiedono il permesso di entrare, di calpestare quel terreno ancora
bagnato e fradicio, di vecchie piogge, fattesi sentire nel corso dei giorni. Ti
incammini mentre il sole è alto, bacia le foglie e si insinua fra i rami della
foresta, si sparge a terra come polvere
e poi ti ricorda l’espansione ed il contatto, fra il cielo e la terra, fra il bene
e il male; e tu sei lì, all’equilibrio. Parti così a mille proprio come il giorno che
seduce, anche se attorno,piano piano, distese di ombre e di silenzi ti
osservano in ogni passo e aspettano in agguati i segnali di un possibile cedimento.
Nessun pensiero nella tua mente, nessun peso. Soltanto il tempo, appesantisce il carico e smorza il
fiato, in tanti vari momenti, ma tu decidi di proseguire lo stesso, perché il
cammino sconosciuto è ancora lungo e sollecita ogni tua curiosità. Capita di
cadere, e con le mani rialzarsi per continuare a seguire la direzione . Ma se
la fiamma della tua curiosità si spegne all'improvviso dopo avere conosciuto
l’espressione della fatica e la difficoltà della salita, ti perdi in te stesso
e nella paura. Ti fermi un attimo a riflettere anche se questo non basterà a
darti delle risposte del tutto concrete. E così, una volta terminato il viaggio, i tuoi muscoli
sono stremati e la spensieratezza, offuscata da un indesiderato ritorno alla
routine, lascia libero arbitrio ai pensieri più superflui. Saranno proprio
questi pensieri che,purtroppo, sprofonderanno la tua anima in un oceano di
ossessioni,inutili preoccupazioni e turbamenti. Alla fine del percorso non ci
saranno più sentieri naturali ma boschi artificiali di strade invisibili
costruite dall’uomo, come in un grande paradosso, strade infangate più del
terriccio bruno appena lasciatosi alle spalle. Questo, per me, è il sinonimo di
smarrimento, nella vita, dal momento in cui il tuo corpo prende una direzione e
lascia il pensiero in rovine vecchie e perdute dove, è frantumato e perso fra
rovi, qua e là, il tuo cuore in tanti piccoli pezzettini che si chiamano
ricordi. La sfida è diventata quindi ricomporre il sentimento e riconoscere alla
fine di tutto, se stessi, nel grande puzzle. Ma se tutto questo diventa una cima troppo
lontana, così ardua, a volte, da impedire di vedere i compagni silenziosi e di
luce che ti indicano la via, allora è inevitabile il pronunciarsi delle tenebre
che con il loro abbraccio ti porteranno verso una schietta e terribile presa
coscienza di un fallimento.
Con forza il tuo piede continuerà a camminare. Arriverai ai “mille metri” dove scorgerai un angolo di mondo sperduto, e tuo, perché non hai perso la curiosità e la capacità di guardare lontano, dove gli occhi persi all'orizzonte, acquistano incredibili sensazioni alate per raggiungere lo spazio della nebbia, laddove la tua anima, si spargerà ai confini del nulla.
Con forza il tuo piede continuerà a camminare. Arriverai ai “mille metri” dove scorgerai un angolo di mondo sperduto, e tuo, perché non hai perso la curiosità e la capacità di guardare lontano, dove gli occhi persi all'orizzonte, acquistano incredibili sensazioni alate per raggiungere lo spazio della nebbia, laddove la tua anima, si spargerà ai confini del nulla.
Vale
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