Arriva un po per tutti il momento nella vita in cui siamo
costretti a fare i conti con una triste verità. E’ un momento in cui ci ritroviamo faccia a
faccia con esperienze in parte traumatiche che ci porteranno,come si usa dire,sul
filo di un rasoio. Accompagnati da un’amica particolare che si chiama solitudine potremo
intraprendere un percorso lungo e faticoso ma che vuole essere anche
pregiato e liberatorio.
La solitudine è inanzittutto segretamente celata ,come arte leggera
profonda. Esistono tantissimi aspetti da sviluppare legati alla solitudine.
Quando si parla di questo argomento mi piace scavare a fondo, e rivedermi alla
fine di tutto più confusa di prima,
proprio come quando il mio sguardo si posa sul tronco ben definito di un
albero, e sale, fino a trovarsi intrappolato fra i suoi mille rami intrecciati.
Ho cercato l’etimologia della parola solitudine,ebbene trova origine latina nel verbo “se-parare”mentre solitario deriva da “solus”
che indica una persona che ama stare sola ma anche la descrive come “essere
unico”. Usare la frase “persona che ama stare sola” mi sembra non del tutto
soddisfacente,bisognerebbe mettere in chiaro forse a quale tipo di solitudine ci
stiamo riferendo perché ne esistono diversi tipi ,o meglio: esiste la
solitudine,positiva, e l’isolamento,non molto positivo. Leggevo una volta un
libro del grande maestro Osho che mostrava
in modo particolare la differenza tra la solitudine e l’isolamento. Vorrei riportarne qui alcune frasi,per me
molto belle:
“l'isolamento è uno stato
negativo,come il buio. Vuol dire che ti manca qualcuno;sei vuoto e impaurito in
questo vasto universo. 'Solitudine' ha un significato completamente diverso:
non indica che ti manca qualcuno,ma che hai trovato te stesso. E' assolutamente
positivo. Trovando se stessi ,si trova il significato,il senso,la gioia e lo
splendore della vita. Trovare se stessi è la più grande scoperta nella vita di
un uomo,ma è possibile solo quando sei solo. Quando la tua consapevolezza non è
affollata da niente e da nessuno,ma è profondamente vuota,in quel vuoto,in quel
nulla,accade un miracolo. E quel miracolo è il fondamento di tutta la
religiosità. Il miracolo è questo: quando la tua consapevolezza non ha
nient'altro su cui essere conscia,si rivolge a se stessa. Diventa un cerchio.
Poichè non trova ne ostacoli ne oggetti,torna alla sorgente. E nell'istante in
cui il cerchio è completo non sei più un semplice essere umano: sei diventato
parte di quella divinità che circonda l'esistenza. Non sei più te stesso: ti
sei trasformato in una parte dell'universo intero. il battito del tuo cuore è
il battito dell'universo stesso"
… Rimanere
soli con se stessi richiede forza e non è facile,anzi è un gesto davvero difficile da fare perché
tendiamo, a volte, a concedere agli altri maggior del nostro tempo, dimenticando di esistere come esseri unici e
irripetibili,bisognosi di un continuo e sincero ascolto intimo in modo tale da
poterci guardare dentro ogni qual volta il nostro cuore lo desideri. E’più semplice scappare a quanto pare, e divenire
parte di una società vuota ,fatta di scorciatoie quali l’alcool,la droga,le
compagnie e le finte amicizie(e molto altro ancora) per sopprimere quel bisogno
di silenzio quale è la solitudine, che
ci segue da molto e per molto e non vuole
lasciarci sprofondare dentro a un buco nero senza vie d’uscita apparenti. Succede a un certo punto che siamo vincolati
da un immagine che soltanto in parte rispecchia la nostra vera natura,
tremolanti difronte al nostro vero carattere perchè magari non accetto da altre
persone che a loro volta tremano difronte al nostro giudizio. Sembra quasi un
circolo contiguo alla falsità e alla notorietà e che ci porterà sicuramente ai
piedi di una voragine dalla quale soltanto i coraggiosi veritieri potranno
uscirne a testa alta. E’ successo anche
a me, il timore di intraprendere il viaggio della solitudine perchè in balia di
una paura instabile che rivolgevo prima di tutto verso me stessa. Abbiamo coperto con un velo di ipocrisia i
nostri più segreti misteri e le nostre più sottili caratteristiche, pensando di
archiviare in questo modo la malinconia che esploderà invece più forte di prima
. Credo che tutti noi voremmo metter mano al nostro carattere e cambiare così i
nostri difetti in pregi e le nostre incertezze in convinzioni. E’ comprensibile ma abbiamo dimenticato, oramai, come soffrire
davvero e ci siamo dimenticati come saper mostrare i nostri punti
deboli possa in realtà renderci più forti di quel che crediamo.
I tre passi più importanti secondo me sono scoprire,conoscere e accettare.
Scoprire la solitudine nel corso della vita equivale a strappare il velo che fino ad allora aveva ricoperto la nostra esistenza, senza mostrarne i lati più nascosti e se vogliamo aggiungere anche più inquietanti. Succede tutto nel momento in cui ci ritroviamo ad affrontare situazioni serie e difficili,affanni che nessuno potrà mai comprendere e dolori destinati a rimanere, a volte per sempre, tra le piaghe del nostro cuore che aspetta di ritrovare la luce e la libertà vera. Pensiamo per un attimo al legame tra madre e figlio nel momento in cui il nostro cordone ombelicale viene tagliato , in quel momento siamo vite catapultate sole in un mondo tutto nuovo che va affrontato con la forza simile a quella di un uragano, come una fiamma che brucia dentro alla nostra anima. Capisco quanto possa sembrare triste l’idea di trovarsi soli sin dal primo istante in cui i nostri occhi si sono aperti al mondo , ma se abbandoniamo per un attimo tutti i filtri di autocompiacimento che come “cordoni ombelicali” ancora oggi ci stringono ad una falsa speranza di appoggio alla vita capiremo che la solitudine decide quale percorso siamo destinati e a seguire, e con lei ce ne andremo, portandoci dietro un peso come se avessimo in corpo una cicatrice. Forse lascia una ferita salutare e per questo e molto altro io la ritengo una compagna silenziosa, che veste di essenza un cuore tormentato fra le macerie della vita, fra il caos e le contraddizioni, dentro al vuoto di una vita che cerca disperatamente un senso a tutte le cose.
Conoscere la solitudine è forse il passaggio più complicato perché richiede tempo (a volte una vita intera non basta ) e un forte coinvolgimento sentimentale. La sensazione che la solitudine può provocare può essere paragonata alla perdita di un nostro caro nel momento in cui ci lascia, e rimane in noi un vuoto davvero disarmante e struggente. Tutti i nostri attaccamenti,i sentimenti, le relazioni, sono uno “strumento” per riempire il nostro cuore,ogni giorno,come bisogno silenzioso e impercettibile della nostra volontà di aprirci alla vita e di farne parte come in una grande famiglia. E così,succede che ci affezioniamo a persone che possono regalarci una qualche forma di pienezza interiore. Tendiamo spesso ad identificarci l’uno nell’altro sapendo bene che, alla fine, c’è un momento in cui ci si saluta e siamo costretti a rivedere la nostra immagine sola,proprio come alla nascita,proprio come fosse il taglio di un cordone ombelicale. Un filo sottile che sembrava essere stabile e duraturo risulta essere,invece, un filo che ancora una volta viene tagliato e poi ricordato ma lascia il segno di una cicatrice che non potrà mai più rimarginarsi,o forse in parte. Il vuoto rimane e ci sentiamo soli non tanto fisicamente,ma più astrattamente in quanto la persona che ci ha abbandonato se ne va e porta con sé un pezzo della nostra vita. Perché siamo così in uno continuo scambio di vite e di tempo,ma dimentichiamo che il nostro valore e le nostre qualità migliori,magari un po’ offuscate di questi tempi, risiedono in noi stessi ed esattamente nell’abisso profondo di una parola detta piano: la solitudine. Lei che è decisamente una forma bizzarra,perché sembra nascere dalla perdita di chi sembrava essere l’ unico portatore del nostro valore e invece,risulterà essere la più suprema conoscenza del nostro io e la più grande fra le illuminazioni dei nostri valori reconditi. Io penso alla solitudine come a un cammino lungo e faticoso, in cui ci si addentra da vecchi escursionisti confusi e smarriti a cui è necessaria una via nuova da seguire. Il tempo scorre in questo impervio percorso da eremiti e la strada verso alla vera conoscenza è ancora lunga …
Accettare la solitudine è la
massima gratificazione alla vita, la
quale alimenterà finalmente l’uomo di una consapevolezza sacra e delicata anche in quanto unica e
preziosa.
Unica del resto come noi,uomini
soli.
Questa è la verità,la verità di un cuore solo che,
fra le guerre della vita cerca la sua pace.
Vale
Poesia di k.gibran
“Cantate e danzate insieme e siate felici,
ma lasciate che
ciascuno sia solo.
Anche le corde del liuto sono sole
pur se vibrano con la stessa musica.
State insieme ma non troppo vicini
perché i pilastri del tempio sono separati
e la quercia e il cipresso
non crescono l’uno all’ombra
dell’altro.”
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